Anne Teresa de Keersmaeker

Più volte nell’ambito della nascita e dell’evoluzione dei nuovi percorsi della danza contemporanea si è dibattuto sul rapporto esistente tra danza e musica, un legame che ha fatto però da sempre discutere. Basti pensare per esempio a un critico e teorico musicale come Jean d’Udine che nella sua opera L’art et le geste dei primi del novecento aveva appunto indagato i termini e i connotati di questa relazione.

Per Anne Teresa de Keersmaeker nessun dubbio. Infatti sin dai suoi esordi come coreografa ha lavorato molto e basato le sue coreografie su un rapporto molto personale e intimo con le musiche che sceglieva. Si tratta di un’unione che l’artista belga rielabora di volta in volta, ora in maniera più intima – fondata su un’intepretazione più profonda e soggettiva della musica – ora accentuandone gli aspetti più formali, soprattutto di fronte a stili musicali più astratti che le permettono di attingere ad un vocabolario gestuale geometrico, essenziale e rigoroso costitutito da linee rigorose, incroci e diagonali impeccabili.

E questo è proprio il caso di quanto succede nella serata dedicata a Steve Reich, un musicista che ha segnato la carriera della coreografa belga, sin dal 1982 con il balletto Fase (1982) , ispirato alle composizioni del musicista Violin Phase (1967), Piano Phase (1967), Phase Pattern (1970). Questo pezzo ottenne un grande successo e segnò la nascita di Rosas, la compagniadiretta da Anne Teresa de Keersmaeker.

Al compositore americano è dedicato il primo dei due programmi presentato al Théâtre de la Ville in questo mese di maggio.

Insieme a pezzi già celebri come Pendulum Music, Mariba Phase, Piano Phase (1982), Poéme symphonique our cent métronomes e drumming Part (1997), due nuove creazioni, Four organs et Eight Lines sulle rispettive musiche omonime rispettivamente del 1970 e del 1979. La prima, composta per quattro organi Hammond ha senz’altro costituito uno scandalo per la musica moderna, soprattutto per la defomazione plastica di un accordo pesante suonato dagli organi elettrici che abolisce qualsiasi canone ritmico. Ciascuna nota si allunga via via un pò alla volta in ciascuna delle sue riprese.

Per la seconda si tratta di un ostinato di 20 minuti, costruito su un canone di accordi la cui vastità richama in certa misura la musica balinese. Eight Lines è anche il prototitpo dell’opera reichiana classica: all’interno di un discorso sonoro intoccabile, ogni cambiamento, ogni minima alterazione è tale per far cambiare l’intera prospettiva musicale. Anche per questi due ultimi pezzi come per gli altri della serata, da Mariba Phases pensata per due percussionisti e in cui prevale la spirale come figura centrale del movimento a Piano Phase caratterizzato da un movimento pendolare del braccio destro che trascina tutto il corpo in una rotazione continua a Drumming, scritta per quattro danzatori, l’approccio coreografico della Keersmaeker riproduce il discorso musicale di Steve Reich in modo limpido e indiscutibile, mettendone in risalto le sue peculiarità. E’ il caso infatti dell’accento a una ripetitività ricorrente così come dell’apertura dello spettacolo senza danzatori e dedicato a Pendulum Music, due microfoni oscillanti fino al termine del loro movimento posti al di sopra di due altoparlanti.

Il secondo programma proposto guarda ad alcuni classici della coreografa che si misura con tre grandi autori del panorama della musicale: Beethoven (Grosse Fugue, op.133), Béla Bàrtok (Quator n.4), Schoenberg (Verklarte Nacht, op.4). Con le musiche suonate dal vivo (ulteriore segno del rilievo della musica per la coreografa)

La Keersmaeker dona in questi casi attraverso le sue coreografie, un’interpretazione a volta giocosa, stimolante e ricca di spunti vivaci e provocatori nella tipologia di movimenti dei danzatori ma anche a volte estremamente romantica come nel caso della Notte Trasfigurata di Schoenberg. Quest’ultimo balletto resta su tutti una perla di lirismo, ricca di note di delicatezza e capace di assorbire il pubblico per la sua intensa semplicità nel rappresentare e donare al pubblico una gamma di emozioni grazie anche a una coreografia calibrata ed essenziale.

Paris, le 6 et le 9 mai 2007

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