Il Lago dei Cigni

Nel centenario della morte di Marius Petipa, primo coreografo insieme a Lev Ivanov del Lago dei Cigni, il Teatro alla Scala ripresenta quest’opera nella versione di Nureyev. Un allestimento fresco e rinnovato grazie anche al rimarcabile lavoro di Ezio Frigerio che ne ha curato la scenografia e Francia Squarciapino ideatrice dei costumi.

L’impianto scenografico é stato allegerito di molto lasciando molto più spazio ai danzatori e alla loro interpretazione; lo scenografo si é talvolta ispirato anche alle tonalità e allo spirito della pittura di Monet, concependo sfondi di scena in cui si ritrovano il sentimento della natura, le ninfee, colori sfumati e tenui e il richiamo delle silhouettes delle cattedrali divenute elementi architettonici del Palazzo Reale.

Lasciando intatto il tutù classico negli « atti bianchi » (secondo e quarto atto), per gli altri due in cui il Corpo di Ballo é protagonista delle danze a palazzo, Francia Squarciapino ha ideato costumi dalle tinte neutre e delicate e dei modelli sobri e raffinati, capaci di far risaltare l’eleganza della coreografia e la bellezza della musica di �OEajkovskij.

Protagonisti principali le due stelle del Balletto Kirov del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo: Leonid Sarafanov, già ben noto al pubblico scaligero che ha avuto modo di applaudirlo numerose volte e Alina Somova per la prima volta impegnata in un intero balletto nel teatro scaligero ma che già nel 2004 aveva danzato con lo stesso Sarafanov il passo a due dal Corsaro, nel Gala des étoiles.

La solista russa é stato un cigno tenero e delicato, sommesso al suo destino tragico cui é legata sin dall’inizio della storia. Tutto il suo corpo é etereo, le sue gambe soprattutto nelle arabesques diventano ali al pari delle sue braccia.

Al suo fianco Sarafanov, che ne coglie e ne sente tutta la sua fragilità attraverso una gestualità in cui ogni movimento trasmette tenerezza, paura quasi di toccarla e di farle del male. Il danzatore ha inoltre ben incarnato il personaggio malinconico e introverso del principe Siegfrid sapendo mettere in rilievo il carattere introspettivo e psicologico che caratterizza la versione di Nureyev, rappresentata per la prima volta nel 1990 alla Scala.

Infatti il primo atto si apre con il Principe Siegfrid addormentato su una poltrona che vede in sogno una principessa. Costei viene catturata da una creatura dalle sembianze gigantesche e maligne che, avvighiandola tra le sue braccia-ali, porta via con sé la fanciulla rapita dall’incantesimo.

Da quel momento Siegfrid ci appare come catturato da quel sogno, rimane distratto e disinteressato verso ciò che succede intorno a lui. Il suo alter ego presente fin dalle prime battute é il precettore, figura che acquista un ruolo importante nella versione del coreografo russo e che in questo allestimento del Teatro alla Scala é interpretata magistralmente dal primo ballerino Antonino Sutera che merita un elogio particolare. Si é pensato talvolta a questa figura come simbolo di un dualismo latente nella personalità di Nureyev, anche una chiara allusione alla sua omosessualità.

Emblematico è infatti il pas de deux che i due ballano verso la fine del primo atto: è il precettore infatti che coinvolgendolo a ballare con lui si impone, cercando cosí di allontanare il principe dal sogno della principessa. Si potrebbe anche ipotizzare un Rudolf Nureyev in lotta con la sua stessa sessualità, con la sua sensibilità ed attrazione verso l’altro sesso. Odette rappresenta il suo anelito superiore, probabilmente quell’ideale spirituale che da sempre ricercava e cui lui aspirava. Una lotta interiore di sentimenti così forte da marcare la sua personalità. Ricordiamo anche il passo a tre del IV atto che vede protagonisti Siegfrid, Odette e il mago/precettore, un momento reale e fortemente vissuto in scena per la sua drammaticità e tensione nell’esecuzione dei movimenti.

é l’ultimo momento per il Principe per cercare la sua rivalsa, per liberarsi dall’inganno, invano. Un destino tragico infatti lega i due amanti: essi non potranno mai vivere il loro sogno dato che l’incantesimo del Cigno si sarebbe potuto rompere solo grazie al vero Amore di un uomo.

Milano, Teatro alla Scala, 29 Dicembre 2010

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