La Sylphide, il Ballet Blanc… debutta al Teatro alla Scala

La Sylphide, « il Ballet Blanc » debutta al Teatro alla Scala

La pietra miliare del balletto romantico nella versione di Pierre Lacotte inaugura la stagione 2005-2006 del Balletto del Teatro alla Scala di Milano, che quest’anno presenterà nuovamente tutti i suoi spettacoli nella cornice del Piermarini

Dal 15 dicembre al 31 dicembre La Sylphide, nella versione coreografata da Pierre Lacotte si è presentata sul palcoscenico dell’antico teatro milanese con una serie di repliche che hanno visto nelle serate del 15 e 17 l’étoile dell’Opéra di Parigi Aurélie Dupont affiancata da Leonid Sarafanov che il pubblico scaligero aveva solo potuto ammirare in una sua breve esibizione l’anno scorso nel corso di un galà di fine anno; nelle sette successive rappresentazioni si sono alternate la prima ballerina Gilda Gelati con Maximiliano Guerra (28 e 29 dicembre) e Antonino Sutera (31 dicembre), Lara Montanaro.

Le origini del balletto

La Sylphide rappresenta il prototipo del balletto romantico segnando la sua consacrazione per alcuni suoi connotati estetici: la comparsa delle scarpette da punta con le quali si esibì Maria Taglioni per la prima volta, l’apparizione del vaporoso tutù bianco fin poco sotto le ginocchia disegnato da Eugene Lamy, la storia che racconta la fuga in un amore ideale del protagonista scozzese James.

L’idea di questo balletto nacque sul palcoscenico dell’Opéra di Parigi 1831 durante la prima dell’opera lirica, Roberto il Diavolo, di Meyerbeer, in cui cantava il tenore Adolphe Nourrit, amico di Filippo Tagioni, autore del libretto e padre di Maria Taglioni che in quello spettacolo danzava il divertissement. Lo stesso Nourrit vedendo ballare in quell’occasione la Taglioni, suggerì all’amico Filipppo di prendere in considerazione, Trilby ou le Lutin d’Argail, un racconto dello scrittore romantico francese di Besançon Emanuel Nodier, ricco di elementi romantici che ben si adattava tra l’altro ad una coreografia.

L’anno successivo nacque così il balletto che vide la luce sul palcoscenico dell’Opéra di Parigi nel marzo del 1832, che consacrò Maria Taglioni come la ballerina Romantica per eccellenza. La storia rispetto alla versione originale dell’autore francese, fu chiaramente rivista da Filippo Taglioni. Infatti nel racconto scritto lo spirito disturbatore era maschile nei confronti della moglie di un pescatore, mentre nella versione danzata questi è proprio la Sylphide, creatura femminile eterea. Sono rimasti intatti il paese in cui si svolge la vicenda, la Scozia, e l’atteggiamento di ascolto con l’orecchio verso le silenti parole d’amore dello spirito al giovane James.

Le successive rappresentazioni furono a Londra – Covent Garden, (luglio 1832) e a Pietroburgo (1837) ancora con Maria Taglioni; poi in Italia a Venezia – Teatro La Fenice (1837-1838) nella versione di Antonio Cortesi con Amalia Brugnoli Samengo, Torino – Teatro Regio (1839), con Luigia Groll, a Milano – Teatro alla Scala (maggio 1841) ed infine a Roma – Teatro Apollo nel 1846 con la Tagilioni ormai a fine carriera afflitta anche da un’infortunio al ginocchio.

Un approfondimento

La Sylphide, nonostante sia stato il balletto che ha segnato davvero l’avvento e la nascita del termine « balletto romantico » non ha avuto poi dal canto suo un grande seguito rispetto ad altri. Infatti l’ultima replica fu rappresentata nel 1858 a Parigi con l’interprete Emma Livry. D’allora la versione che poi ci fu tramandata fino ad un trentennio fa, fu quella del coreografo danese Auguste Bournonville, che rimase colpito dall’interpretazione di Maria Taglioni all’Opéra di Parigi e così decise di creare la « sua » Sylphide che venne rappresentata al teatro Reale di Copenaghen nel 1836 con interprete Lucile Grahn. Questa fu poi l’interpretazione che rimase in voga fino al nostro secolo.

Rispetto alla versione originale, in questa, maggiore rilievo ha il ruolo del protagonista maschile e qualche variazione importante la si ha anche nello stile e nella tecnica più virtuosa per la protagonista femminile nell’edizione francese.

Per più di un secolo quindi questo balletto fu per così dire dimenticato. Fu grazie al francese Pierre Lacotte, che mentre lavorava ad un libro sul balletto romantico con Jean-Pierre Pastori e ritrovando alcuni documenti originali della prima Sylphide, decise di ricostruirlo (1972). Nel gennaio del 1972 fu presentato alla televisione francese e la critica francese parlò proprio di resurrezione dato che il neo autore francese si era basato nel suo lavoro soprattutto dei documenti storici di Filippo Taglioni che aveva da poco riscoperto.

Cyril W. Baumont nel suol libro Complete Book of Ballet, conferma che con la Sylphide ebbe inizio davvero l’era per un nuovo stile coreografico, come quello appunto del romanticismo, che ancora oggi si conserva e rappresenta uno dei più amati dal pubblico della danza. Per capire in toto questo balletto lo spettatore dovrà lasciarsi andare per cogliere la raffinatezza dei movimenti, le atmosfere calde ma nello stesso tempo eteree dettate dai paesaggi e dal leit-motiv della storia, e perché no, sognare anche insieme ai protagonisti

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