Omaggio a Roland Petit -Le jeune homme et la mort al Teatro Arcimboldi – Milano

Da più di oltre mezzo secolo dalla sua prima rappresentazione, Le jeune homme et la mort non ha perduto affatto la sua freschezza e neppure si è adombrato il suo spirito innovativo, rimanendo una pietra miliare, una vera e propria leggenda nella storia della danza.

Ricco di un significato e di una carica profonda, è sopravvisuto all’evoluzione degli stili coreografici, assurgendo a mito del balletto, grazie anche agli interpreti che in questi anni si sono via via succeduti nel ruolo mitico del protagonista in salopette di jean: da Jean Babilée a Mikail Baryshnikov solo per citare due importanti nomi.

La genesi di questo balletto avviene subito alla fine della seconda guerra mondiale a Parigi: la capitale francese vive un momento di grosso fermento culturale. Roland Petit, promosso solista all’êcole de danse dell’Opéra nel 1943, dimostra sin da subito di essere un giovane con capacità coreografiche già molto spiccate. Inoltre la sua grande sensibilità artistica, gli aveva permesso di incontrare e allacciare rapporti di amicizia con i maggiori artisti dell’epoca: Cocteau, Bérard, Sauguet, Maurie Laurencin, Boris Kochno, Picasso.

L’Opéra di Parigi stava anche via via riconquistando un ruolo di restigio nel panorama della danza, dopo il predominio degli ultimi trent’anni dei Balletti Russi di Diaghilev ma anche delle compagnie del Mariinskii e del Bolschoi, la cui fama si era molto diffusa in Europa anche perché molte étoiles avevano lasciato la Russia per l’Europa dopo la rivoluzione del 1917.

Roland Petit è quindi protagonista e vive in un momento di svolta molto importante: la scuola francese ha ricevuto una nuova linfa grazie a Serge Lifar, rappresentante dei Balletti russi di Diaghilev e grazie a maestri di ballo russi giunti a Parigi dopo la rivoluzione d’ottore.

Olga Preobrajenska, Victor Gsovsky, Nora Kiss, Boris Kniaseff furono alcuni dei maestri russi che ebbero come allievi danzatori quali Yvettte Chauviré, Zizi Jeanmarie, Roland Petit, Maurice Béjart.

Raccolta l’eredità di questi insegnamenti preziosi e ricevuta una grande energia, Petit crea nel marzo del 1945 il suo primo spettacolo al teatro degli Champs Elysées, con quattro creazioni ( nell’agosto del 1944 aveva lasciato l’Opéra per dedicarsi più alla coreogrfia che alla carriera di danzatore).

Con l’aiuto finanziario di suo padre monta Les Forains, il suo primo vero balletto.

Fu un trionfo. Perché stupirsi?

Traendo ispirazione dal principe dei Balletti Russi , Petit aveva saputo riunire i talenti di Henry Sauguet per la parte musicale, Christian Bérard per i costumi e le scenografie, e Boris Kochno, antico segretario di Diaghilev, per la stesura del soggetto. Questa sua coreografia mise davvero in luce il suo talento che si manterrà poi costante nelle successive creazioni. Partendo da un linguaggio classico interpretato con eleganza e carattterizzando le storie dei suoi personaggi come fossero veri e propri interpreti di teatro, Rolando Petit riuscì da quel momento in poi a creare opere capaci di suscitare emozioni sottili ma irresistibili e raccontare storie intense senza mai scadere nel superfluo ed essere eccesssive.

Nell’ottobre del 1945, Petit è alla testa della sua prima compagnia, i Ballets des Champs Elysées. Per portar avanti il suo lavoro come coreografo e proporre quindi nuovi lavori, allarga il suo circolo culturale d’amicizie « artistiche », grazie alle conoscenze di Kosma, Prévert, Mayo, Brassai – l’equipe du Rendez-Vous, e poi ancora Lucien Coutaud, Jean Hubeau, Jean Denis Maclès per la Fiancé du Diable. I suoi danzatori posssono crescere ereditando il meglio della tradizione francese oramai amalgamata con quella russa.Tra i nomi più importanti: Nathalie Philippart, Renée Jeanmarie, Solange Schwarz, Irène Shorik, Colette Marchand, e Jean Babilée. Quest’ultimo aveva compiuto tutti gli studi di danza all’Opéra, aveva un talento eccezionale, doti artistiche e fisiche eccellenti, una personalità molto forte. Proprio per lui dopo il successo di un anno prima con Les Forains, Petit con la collaborazione di Cocteau, immagina Le jeune homme et la mort .

Partner d’eccezione in questo balletto fu proprio sua moglie, Nathalie Philippart.

Petit non aveva sufficienti risorse economiche per realizzare una vera e prorpia scenografia: Wakhevic gli propose allora di utilizzare parti di quella utilizzata per un film. Bérard gli diede il suo supporto per i costumi. Dapprima Petit pensò la coreografia su arie di musica jazz, in attesa di trovare la musica che gli potesse essere più congeniale. Alla prova generale si decise per la Passacaglia di Bach. Questa scelta dell’ultimo momento contribuì ad accrescerela tensione drammatica di tutta l’opera che fu un successo senza precedenti e consacrò Roland Petit come giovane coreografo con il maggiore talento dell’epoca.

Da quella storica interpretazione di Jean Babilée, che sfoderava una plasticità ecezionale in tutti suoi movimenti nella sua mitica salopette di jean , i più grandi danzatori si sono cimentati in questo che rimane uno dei ruoli più classici e intensi per i danzatori maschili. A loro, è richiesta una grande carica drammatica che non deve mai scadere in un eccesso di tragicità; i movimenti devono essere molto fluidi, plastici ma richiedono anche una grande forza muscolare.

Tutto si svolge in una stanza, è la lotta di un giovane contro la morte, contro il suicidio, che gli apparirà con una fanciulla seducente con il volto coperto da una maschera di morte. Fredda, affascinante, attraente, la fanciulla lo condurrà mano per mano veros il suo tragico destino tra i tetti di Parigi.

Oggi è la volta di Roberto Bolle, a raccogliere l’eredità di grandi interpreti e misurarsi in questa coreografia. E’ la prima volta per l’étoile scaligera, una grande attesa per la sua prova, fore quella che gli mancava per sugellare la sua splendida carriera di danzatore. Sinora la sua perfezione nella tecnica classica, il suo virtuosismo e la sua eleganza gli hanno permesso di raggiungere i vertici della danza. Ma per questo balletto ci vuole qualcosa in più, è la prova per tirare fuori tutta la sensibilità e la capacità di intepretazione che un grande artista deve avere.

Al publico milanese non resta che vedere questo spettacolo e porsi in ascolto di quelle emozioni che Roberto Bolle saprà far passare loro. La coreografia permette tanto, così come intensa e cruciale è la presenza della partner, soprattutto perché ad un certo punto del balletto essi dialogano e combattono insieme, Vita e Morte a confronto, la lotta eterna , che non perdona, dell’Uomo. La Morte /fanciulla sarà Darcey Bussel nelle serate del 15 marzo e 18, partner perfetta per Roberto Bolle. (eccezionale di recente la loro interpretazione nell’Historie de Manon lo scorso novembre 2005 al Regio di Torino).

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