In-i

Due artisti a confronto : Juliette Binoche et Akram Khan, un incontro tra due numero uno nelle rispettive arti che gli hanno permesso di raggiungere i vertici della notorietà.
Da un lato quindi Juliette Binoche, affermata attrice francese che non ha bisogno di presentazioni grazie anche ai numerosi riconoscimenti della critica per le sue interpretazioni in numerosi films, dall’altro Akram Khan, danzatore originario del Bangladesh con un corpo agile, dotato di un ottimo senso musicale e di una vivace plasticità.
Le premesse erano quindi ottime, due professionisti che volevano mettersi in gioco per rappresentare uno spettacolo in cui amore, intimità e complicità dovevano essere protagoniste non solo grazie alla danza ma anche alla recitazione.
Non é stato del tutto cosí. I testi sono apparsi piuttosto deboli, sembrano scritti da un’adolescente e tra i due é emersa inevitabilemente in modo troppo evidente la differenza di formazione. Piuttosto che incontrarsi, i due si sono allontanati via via nel corso dello spettacolo. Infatti l’inizio prometteva bene, la coreografia era basata su soprattuto su cadute al suolo, cambiamenti di peso. Vedere danzare cosí Juliette Binoche sembrava quasi incredibile, c’era da stupirsi.
Peró via via, il succedersi di scene ove non succedeva nulla, ove alcun sentimento passava o addirittura si cadeva in cliché privi di senso come la scena della toilette, mutava totalmente le aspettative e lo spirito dell’inizio dello spettacolo.
Anche il monologo della Binoche verso la fine, sospesa dal suolo e incollata contro un muro non aveva nulla di emoziante, cosí come i timidi passi di tango che i due protagonisti hanno cercato di accennare cercando di ritrovare e rappresentare non si sa quale elemento passionale.
I due artisti sfortunatamente, nonostante il loro bagaglio di professionalità, non sono veramente riusciti ad amalgamarsi forse proprio perché ciascuno di essi é una stella nella loro arte.
é difficile sempre cercare di trovare un punto in comune tra due arti contraddistinte da due linguaggi cosí differenti. Non si discute dell’impegno che i due protagonisti hanno impiegato per realizzare In-I, ma in fondo quest’esempio ci fornisce un’ottima lezione: qualsiasi artista, sebbene grande, deve volersi accontentare dei propri successi, delle sue qualità e del proprio bagaglio tecnico senza voler cercare a tutti i costi dei matrimoni che la realtà rende impossibili. Più che di un In-I si tratta di Out-O, dato che non giunge mai ad un vero e proprio punto d’incontro.

Parigi, Théâtre de la Ville, 19 novembre 2008

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