Rise and Fall – Sylvie Guillem con Michael Nunn e William Trevitt in un programma tutto contemporaneo

Questo spettacolo è senz’altro un esempio della versatilità e della volontà di Sylvie Guillem di esplorare nuove possibilità di movimento, al di là di riproporre i pezzi oramai consolidati del suo repertorio classico. L’attitudine dell’artista francese era comunque già evidente se si fa riferimento a sue passate interpretazioni di opere di coreografi contemporanei molto noti per le quali è stata addirittura loro musa creando questi dei pezzi esclusivamente per lei. Possiamo infatti ricordare il rapporto con William Forsythe, che con lei ha lavorato per In the middle Somewhat elevated nel 1987 e sempre per lei ha riadattato Hermann Schermannn; inoltre Mats Ek che per Sylvie Guillem ha creato Smoke, ballato con il fratello dello stesso coreografo. Questi sono gli esempi più importanti oltre chiaramente citare il rapporto del tutto esclusivo e particolare dell’étoile francese con Maurice Béjart.

Ed ecco per la prima volta per il publico milanese Rise and Fall, uno spettacolo con le coreografie di Russel Maliphant, composto da tre balletti, Torsion (2002) ballato da Michael Nunn e William Trevitt due ex primi ballerini del Royal Ballet e oggi interpreti più che mai efficaci e convincenti delle ricerche coreografiche contemporanee. Nel loro pezzo essi giocano con la forza di gravità con semplicità e leggerezza, considerando i loro corpi quasi privi di peso e coinvolgendoli in prese, cadute, sospensioni. Due corpi differenti e diversi ma che si muovono sul palcoscenico accompagnati da una grande intesa e sintonia di base, grazie alle quali riescono appunto a dar vita ad un tipo di danza che potrebbe sembrare solo atletica ma che in realtà ha dalla sua qualità di fluidità, armonia e ritmo.

Il secondo pezzo Two (1998) inizialmente creato da Russel Maliphant per sua moglie ex ballerina del Royal Ballet Dana Fouras, è un assolo di Sylvie Guillem. E’ il momento questo in cui la danzatrice fa parlare esclusivamente il suo corpo straordinario facendo emergere ancora di più che nei pezzi classici le straordinarie capacità di movimento ed estensione delle sue articolazioni. Ogni suo gesto sprizza energia pura, la materialità del corpo passa appunto in secondo piano dato che ciò che si percepisce visivamente sono esclusivamente rotazioni, allungamenti, figure articolate, quasi fossero oggetti fuoriusciti da quadri futuristi.

Il tutto è ancora di più accentuato dal gioco delle luci e della musica che sanno imprimere e valorizzare i movimenti.

Il terzo pezzo è Broken Fall (2003), sempre con le coreografie di Russel Maliphant e ballato questa volta da entrambi tre i protagonisti. Sylvie Guillem in tenuta propriamente atletica, calzoncini corti e ginocchiere, dialoga con i suoi partners alla maniera di quanto visto precedentemente in Torsion. Il corpo di Sylvie Guillem in questo caso è l’elemento da cui scaturisce il movimento, da cui hanno origine per esempio i salti oppure prese e successsive cadute acrobatiche, un vero e proprio medium per gli altri due compagni in scena che sono pronti e puntuali ad amalgarsi e assecondare il ritmo dei movimenti.

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