Trittico Novecento

Il titolo parla chiaro: Trittico Novecento si presenta come un puzzle di alcune esperienze coreografiche del secolo XX, riunendo insieme le opere di tre grandi coreografi che hanno lasciato senza dubbio – ciascuno con la propria sensibilità artistica – la loro impronta nella storia della danza.

Balanchine, Tetley e Kylian in ordine cronologico, sono stati i protagonisti di questo Trittico che puó in sintesi rappresentare una summa e una sintesi dell’evoluzione del gusto artistico del secolo scorso.

Con Apollon si ritrova il mondo classico ripensato e riadattato secondo i canoni coreografici del grande Balanchine : questo balletto segna in un certo modo la nascita dello stile neoclassico e la celebrazione ancora una volta della bellezza, intesa nel senso greco termine. E non a caso la Musa che riceve l’elogio più alto in questo balletto é Calliope che rappresenta la danza. Equilibrio e linee pure e classiche sono gli elementi caratterizzanti ; la musica di Strawinsky é armoniosa e accompagna con le sue note le evoluzioni eleganti e delicate dei protagonisti. Da Roberto Bolle (Apollo) a Maria Francesca Garritano (Polimnia), Sabrina Brazzo (Tersicore) e Gilda Gelati (Calliope) tutti hanno interpretato all’altezza quest’opera che resta uno degli esempi più significativi e rappresentativi della carriera artistica di Balanchine.

Voluntaries (1973) composto in occasione della morte prematura di Cranko a soli 45 anni nel 1973, é un’elogio alla tecnica classica, un esempio significatico di come energia e classicismo possano convivere perfettamente deliziando il pubblico. Tetley che fu chiamato a dirigere lo Stuttgarter Ballet dopo la scomparsa del suo direttore, concepisce questo balletto per quadri successivi in cui i danzatori mostrano tutta la loro preparazione artistica ma anche infondono un’atmosfera di sogno e di leggera ebbrezza sospinti dalla scenografia Rouben Ter – Arutnian. é un succedersi di emozionanti pas de deux o di passi a tre in cui ancora una volta Mick Zeni dà prova di una certa maturità artistica rivelandosi un buon danzatore all’altezza di coprire ruoli importanti grazie anche alla sua presenza scenica. Quasi a simbolizzare il calore e la forza del sole al tramonto di una sera d’estate, la scenografia come poc’anzi accennato dona ritmo e intensità al succedersi dei quadri coreografici ricchi di jetés.

La nostra presentazione si chiude ma non per caso con Bella Figura, in realtà il balletto che ha aperto questo programma presentato al Teatro alla Scala. Non solo per ragioni cronologiche ne parliamo alla fine ma anche perché rappresenta in un certo senso la sintesi degli altri due pezzi presentati. La musicalità di Kylian é impeccabile ed é nota a tutti gli amanti del balletto, quella stessa attitudine musicale impressa nelle opere di Strawinsly per Apollon o di Poulenc per Voluntaries.

Il titolo é emblematico: bellezza, armonia ed eleganza ma anche presentazione di certe disarmonie che fanno parte del mondo contemporaneo. Questo é l’apporto del coreografo per anni ha diretto il Nederlands Danse Theater e che compose questo pezzo nel 1995. Grande sensibilità e delicatezza fanno parte di un linguaggio coreografico che si basa anche su angolazioni e su linee che rompono i canoni classici. E non a caso Kylian ha scelto le musiche di Pergolesi, Torelli, Marcello, Vivaldi e Foss, tutte ben ritmate e dense di significazione musicale. I danzatori esprimono la perfezione attraverso una gestualità quasi teatrale alla ricerca ciascuno di un’intimità e di una  » bellezza personale « . é forse questo il messaggio che Bella figura ci lascia oggi : la capacità di ricercare ciascuno con la propria interiorità e le proprie qualità la propria Bella Figura capace di stupire il pubblico o quelli che ci circondano ma anche di soddifare le proprie esigenze interiori.

Milano, Teatro alla Scala 16 Maggio 2009

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