Le Sacre du Printemps et Les Noces

Un’altra prima italiana al Valli di Reggio Emilia, un¹altra importante Compagnia di danza ospite, nell’anno delle celebrazioni del 150esimo del Municipale reggiano. Il 13 aprile alle 20,30 in scena il Ballet de l¹Opéra de Bordeaux diretta da Charles Jude porterà scena due pietri miliari della stoira della danza, testimonianza anche del grosso contibuto di Strawinsky all’arte coreutica.

In Les Noces, creato nel 1923 sulla partitura di Stravinskij, la coreografa Nijinska sembra voler riprendere la lezione coreutica del celebre fratello Vaslav Nijinskij. In scena, nozze contadine in una Russia fuori dal tempo e in un clima ben lontano dalla gioia che farebbe supporre la circostanza. Gli straordinari costumi bianchi e marroni di Gontcharova, nel rendere uniformi i ballerini in scena, assecondano il clima di astrazione e universalità, creato da Nijinska con una coreografia essenziale: sposi, genitori ed amici perdono la loro individualità per essere descritti come gli officianti di un rito necessario a una comunità per perpetuarsi.

La vita di durissimo lavoro cui sono destinati i personaggi è richiamata da salti pesanti e da movimenti ripetuti, mentre la spersonalizzazione dei personaggi è suggerita dalle marcate simmetrie e dall¹uso di sapore costruttivista di teste e corpi di mattoni coi quali ricreare forme geometriche astratte. Moltissime in seguito le versioni, ma quella di Bronislava Nijinska rimane la più aderente al testo e all’idea stravinskiana originaria. Per comprendere meglio, invece, la vera essenza di Sacre bisogna tornare a parlare dell’originale, cercando di unire la musica alla danza. La versione di Sacre di Léonide Massine, commissionata da Sergej Diaghilev, che vedremo al Valli, ha dato al balletto un’interpretazione più stilizzata, rinunciando alla successione di episodi drammaturgici ­ il gioco del rapimento, le ronde primaverili, il gioco delle città rivali ­ a favore di una coreografia costruita liberamente sulla musica. Lo stesso Stravinskij volle esprimere il suo entusiasmo per il lavoro di Massine che aveva, secondo lui, compreso lo spirito astratto della musica eliminando ogni elemento descrittivo.

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