Tradizione e innovazione per la tournée del Bolschoi a Londra

Tradizione e innovazione per la tournée del Bolschoi Ballet a Londra, Covent Garden

Lo scorso mese d’agosto la compagnia di balletto del Bolschoi di Mosca ha concluso la sua tournée alla Royal Opera House di Londra: in programma un repertorio vario, ricco di molti balletti e di numero di rappresentazioni ( 6 differenti programmi e 24 rappresentazioni in sole tre settimane). Una nota storica va richiamata: fu proprio in questo stesso teatro che il Bolschoi si esibì per la prima volta in Occidente cinquant’anni fa. Protagonisti allora erano l’étoiles Galina Ulanova, Raissa Struchkova, Rimma Karelskaya, Yuri Zhdanov, Alexander Lapauri che si rivelarono al pubblico occidentale con le loro elevate doti artistiche, teatrali e con uno stile di danza che sorprese tutti.

La parola Bolschoi richiama il più delle volte l’idea di tradizione. Naturalmente, questo è vero; infatti anche se negli ultimi cinquant’anni la società russa ha subito molti cambiamenti, tuttavia il segno di una grande tradizione rimane sempre vivo. Testimonianza di ciò ci viene data dal fatto che a Londra durante questa tournée erano presenti in veste di master ballet e coaches due artisti che furono protagonisti della storica tournée del 1956.

Ma il Bolschoi oggi non vive solo nel segno della tradizione. Come per altre grandi compagnie russe attuali, per esempio quella del Kirov (Mariinsky) di St. Pietroburgo, il lavoro della compagnia del Bolschoi si svolge oggi con l’obiettivo di trovare un giusto equilibrio tra passato e futuro, fra l’obbligo di conservare la gloriosa eredità del passato e cercare però di trovare e dare nuova linfa al suo repertorio artistico, in modo da poter rimanere sempre ai vertici e in competizione con le migliori compagnie del XXI sec. Dal 2004 il Bolschoi Ballet è diretto dal trentottenne Alexei Ratmansky, che pur esssendosi diplomato al Bolschoi non aveva mai ballato con la compagnia del teatro russo avendo svolto la sua carriera prima come ballerino in Occidente. Sotto la sua direzione, la compagnia russa sembra aver trovato attualmente il giusto equilibrio tra tradizione e innovazione.

Il programma che il Bolschoi ha presentato al Covent Garden di Londra è stato molto vario, a partire dai classicissimi Lago dei Cigni e Don Chisciotte, alle più o meno nuove acquisizioni della compagnia che pur non appartenendo alla sua tradizione sono oggi diventate parti integrali del suo repertorio: Symphony in C di G. Balanchine, The Queen of Spades di Roland Petit, The Bright Stream e Go for Broke rispettivamente su musiche di Dmtry Shostakovich e Igor Strawinsky con coreografie di Ratmansky, la nuova versione di Yuri Possokhov della Cinderella con musiche di Sergei Prokofiev e la deliziosa The Pharaon’s Daughter di Pierrre Lacotte tratta dalla versione originale di Marius Petipa.

La tournée ha riportato un grande successo di pubblico, riscuotendo anche giudizi positivi da parte della stampa, degni entrambi di una compagnia della caratura come quella del Bolschoi. Solo la Cinderella diPossokhovha suscitatoqualche disappunto a causa della nuova intepretazione musicale non sempre in linea con la coreografia, mentre il riallestimento di Petit della Queen’s of Spades di Pushkin è stato severamente giudicato in maniera negativa perché apparso privo di senso.

D’altro canto ha avuto invece un grande successo di critica e di pubblico l’irresistibile The Bright Stream di Ratmansky nella versione del 2003 tratta dalla versione originale del 1935 di Shostakovic, che ha consacrato e affermato anche in Uk la figura del coreografo russo.

I grandi classici sono ancora una volta stati ballati con una grande padronanza, savoir-faire e conservando la loro purezza, mentre il corpo di ballo femminile ha fatto rilevare dei notevoli progressi negli ultimi anni potendo così ora confrontarsi con il meglio delle coreografie di oggi.

Naturalmente bisogna tenere presente il talento delle ballerine di questa nuova generazione di cui il coreografo e direttore Ratmansky può disporre.

Ricordiamo l’étoiles Maria Alexandrova, Svetlana Lunkina e Svetlana Zakharova; le soliste Maria Allash, Ekaterina Shipulina e Anastasia Yatsenko sempre all’altezza nei ruoli che hanno interpretato, rivelandosi nelle loro differenti qualità artistiche.

A differenza del Mariinsky, il Bolschoi non è organizzato secondo uno star-system: questo il motivo per cui gran parte delle sue stelle sono tutt’oggi sconosciute a parte Svetlana Zakharova che si è unita alla compagnia nel 2003. Tuttavia, mentre la Zakharova rimane tuttavia un « outsider » per il suo stile e il suo talento artistico, ballerine come Alexandrova, Lunkina e Allash rappresentano oggi il meglio della tradizione del Bolschoi. Altrettanto tengono alta la fama del Bolschoi artiste come Yulianna Malkhasyants e Irina Zibrova.

La rivelazione della tournée è stata la ventenne Natalia Osipova che si è fatta apprezzare in vari e brevi semi-assoli, ma soprattutto in un degno debutto come Aspicia ne The Pharaon »s Daughter e come una sfolgorante Kitri nel Don Quixote. Diplomata nel 2003alla Scuola di balletto di Mosca, ora ancora solista, la Osipova è una ballerina dal fisico minuto, quasi da sourette, molto dinamica e dotata di una tecnica ragguardevole così come anche di un grande stacco e elevazione. Ha vinto lo scorso anno la Moscow International Competition e sembra proprio avere tutte le caratteristiche per divenire uno dei punti di forza del Bolscioi, se non addirittura una star internazionale. E’ allenata da Marina Kondratieva, e anche per questo è senz’altro in buonissime mani e ha tutte le carte in regola per crescere fino ad altissimi livelli..

Il giudizio artistico sulla compagnia è senza dubbio meno brillante quando si parla dei ballerini. I più famosi della compagnia hanno oramai un’età vicina alla trentina e i suoi successori non sembrano alla loro altezza. Insieme all’étoile Andrei Uvarov che da tempo è infortunato, a Londra c’erano Sergei Filinn e Dmitry Gudanov cui sono state affidate la maggior parte dei ruoli da protagonista nei diversi balletti. Filin resta tutt’oggi una giovane promessa sebbene sia sembrato non propraimente all’altezza in alcune sue performaces forse a causa della sua età o anche della stanchezza. Lo stesso si può dire di Yuri Klevtsov. Il più giovane Gudonov ha una tecnica senz’altro molto pulita, ma non è ancora un partner adeguato e manca della caratura di una vera e propria star. Dmitry Belogolovtsev è altrettanto un ballerino degno di nota per i ruoli « demi-caractere », ma il Bolscioi sembra non aver trovato ancora per lui il repertorio adatto. Nikolai Tsiskaridze, il ballerino più acclamato della compagnia da una decina d’anni, sembra degno di nota più per la sua presenza sul palcoscenico che per le sue vere e proprie qualità. Alexander Volchkov e Ruslan Skvortsov sono dei giovani ballerini interessanti, dotati fisicamente ed eleganti, ma devono ancora crescere. Ma è soprattutto nel ruolo di semi-solista che la compagnia appare più forte, con ballerini versatili come Yan Godovsky, Denis Medvedev e Viacheslav Lopatin che possono facilmente passare dal repertorio classico al contemporaneo.

Come ha confermato questa tournée il Bolschoi Ballet rimane una delle più importanti compagnie di balletto al mondo, ricca di talento a livello di corpo di ballo, solisti, étoiles, orchestra, insegnanti di ballo e con una tradizione di una ricchezza unica; il suo repertorio sta diventando uno dei più completi e acclamati del mondo, pronto ad accogliere nuove sfide. E sebbene sia difficile prevedere, come d’altronde per altre cose in Russia, quale sia il futuro di questa compagnia, rimane tuttavia vivo e solido il suo spirito artistico che sarà capace di guidarla, affidandosi alla solidità della sua tradizione, verso i nuovi orizzonti del XXI sec.

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