Silent screen – Toss of a Dice

Silent screen

Silent Screen è un balletto creato per dieci danzatori su una musica ripetitva e lancinante di Phili Glass.

Sullo sfondo del palcoscenico si susseguono via via, con la massima fluidità le immagini di un film che viene proiettato ininterrottamente, amalgamandosi perfettamente quasi come un tutt’uno con l’atmosfera della coreografia.

Essa si contraddistingue per la presenza di un grande numero di acrobazie complesse, per isuoi costanti cambiamenti; i ballerini si muovono disegnando linee fluide passando poi di tanto tanto a gestualità spasmodiche o effettuando movimenti che assomigliano di più a gesti di pantomima.

Armonia e disordine, senso di affollamento e serenità si alternano vicendevolmente così come i danzatori non sembrano mai staccarsi dai ritmi delle scene proietttate sullo schermo del fondo del palcoscenico.

Toss of a dice

Jirì Kyliàn ha tratto ispirazione per il titolo di questo balletto creato il 28 aprile dello scorso anno proprio per il NDT1, dall’omonimo poema del poeta francese Stephane Mallarmé, scritto pochi giorni prima della sua morte. Il testo francese è una testimonianza molto originale per la letteratura dell’epoca, soprattutto per la struttura del testo, scritto sovvertendo l’ordine formale che normalmente si segue per la scrittura. E dal canto suo Jirì Kyliàn ha utilizzato i suoi dodici danzatori come fossero ideogrammi, sospesi nello spazio.

Un inno alla casualità mista al senso di disgrazia che accompagna un naufragio, così come anche è evidenziato nel titolo originale francese, che non cela per niente anche la matrice simbolica del poeta francese.

Vestiti di nero, entrano in palcoscenico uno alla volta, gli uni dopo gli altri; rigore e precisione li contraddistinguono, sia negli assolo che nei pezzi d’insieme. Il disegno coreografico si compone di immagini raffinate, sottili, ove ciò che fa la differenza è una attenta e minuziosa attenzione ai dettagli espressivi di ciascun movimento, caratteristica imprescindibile dello stile del coreografo cecoslovacco. La danza diviene in questo balletto un mezzo espressivo, al pari del linguaggio, dotato di un forte valore significante, dato che riesce a rendere visibile ed esprimere l’inesprimibile. Lo stesso Kylian ha anche a proposito affermato che « la danza esiste anche per questo ».

A infondere il senso di casualità e disgrazia proprie del poema di Mallarmé, la scenografia, costituita dalla scultura con punte d’acciaio di Susumu Shingu (vedi Sez. Interviste), una presenza incombente ma capace anche d’infondere e creare chiari di luce sui corpi danzanti dei ballerini.

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